Nessuna sorpresa, noi AMIAMO i latticini, ma sappiamo che hanno un grande impatto sul pianeta. Ecco alcune delle cose che stiamo facendo per ridurre i gas serra emessi dalle mucche flatulente e combattere il cambiamento climatico
Scopri di più - Ridurre le emissioni enteriche: come sottoporre le nostre mucche a una nuova dieta può aiutare a combattere il cambiamento climatico Scopri di piùCosa significa COP, comunque?
Quando si parla di cambiamento climatico, c'è tutta una serie di descrizioni brevi da decifrare. Ma quello che stiamo per spiegare è forse l'acronimo più importante del 2015: COP o Conferenza delle Parti.
Cos'è un COP?
Cominciamo a fare un po' di chiarezza: una Conferenza delle Parti è l'organo direttivo di una convenzione internazionale. Che lo scopo della convenzione sia quello di regolamentare l'uso del tabacco o le armi chimiche, il COP si rivolge a tutte le parti coinvolte ed al processo decisionale di revisione e implementazione delle norme stabilite dalla convenzione. Quest'anno, la Francia ospiterà la 21a Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP 21), con l'obiettivo di prendere decisioni ampiamente condivise e durature su come risolvere il problema del cambiamento del clima.
Come limita le emissioni il COP?
È un po' complicato! Sostanzialmente, i trascorsi del COP circa le decisioni sui limiti di emissione “giuridicamente vincolanti” sono risultati perlomeno incomprensibili (nel vero senso della parola se parliamo di circa 200 paesi diversi). Volendo essere realistici, potrebbe servirvi un legale per aiutarvi ad analizzare in dettaglio le troppe sfumature sulla base delle quali i precedenti accordi del COP sono stati applicati; in alcuni casi, è toccato a parti singole ratificare gli accordi con i loro paesi prima che potessero essere implementati dalla legge a livello globale.
E, ad ogni modo, un accordo non si applica quando un paese si ritira. Per esempio, quando il Presidente Clinton firmò il Protocollo di Kyoto nel 1997 (la prima grande decisione del COP per ridurre le emissioni di CO2), il congresso degli Stati Uniti non lo ratificò e, nel 2001, l'amministrazione Bush respinse completamente il protocollo. Intanto, anche quando il Protocollo di Kyoto entrò in vigore (tranne che negli USA), non si registrarono ripercussioni per i paesi che non rispettarono i loro limiti di emissione. Nell'arco dell'intera storia del COP, gli ambientalisti, non c'è da sorprendersi, non hanno mai smesso di chiedere un'applicazione molto più efficace delle limitazioni delle emissioni.
Perché è così omplicato?
Fin dall'inizio, i principi della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (United Nations Framework Convection on Climate/UNFCC) chiedevano un intervento sul cambiamento del clima che rispecchiasse "le responsabilità comuni ma differenziate" delle parti coinvolte. In termini più semplici, si fa riferimento alla differenza di emissioni 'storiche' tra paesi sviluppati, come gli USA, e quelli in via di sviluppo, come ad es. lo Zimbabwe. Al tempo in cui vennero stabiliti i principi dell'UNFCC, i paesi fortemente industrializzati avevano già emesso anidride carbonica per circa un secolo e mezzo; per confronto storico, i paesi che avevano appena cominciato a far crescere le loro economie producevano in proporzione un quantitativo decisamente minore di inquinamento da carbonio, causa del cambiamento climatico.
Ad ogni modo, se consideriamo l'estremamente complessa analisi di quale paese rappresenti quale percentuale di emissioni di anidride carbonica, negoziati relativi a quali paesi dovrebbero limitare quale entità di emissioni, e quante risorse dovrebbero essere messe a disposizione delle nazioni in via di sviluppo per far fronte ai problemi del cambiamento climatico causati dai paesi sviluppati, sarebbero ovviamente irti di difficoltà.
C'è stato qualche progresso?
La risposta è si, ma ci sono voluti quasi 20 anni. Secondo il Protocollo di Kyoto, ai paesi sviluppati veniva consentito di continuare a produrre emissioni e di accrescere le loro economie ma con l’onere per essi della riduzione delle emissioni. Con il sostegno finanziario degli Stati Uniti, ed un'economia cinese in forte espansione che cominciava ad emergere come la maggiore fonte di inquinamento da carbonio del mondo, era chiaro come ormai fosse necessario un altro quadro di riferimento.
Un nuovo modo di procedere venne fissato a Bali nel 2007, dove gli Stati Uniti concordarono ulteriori negoziati. Nel 2009, a Copenhagen, per la prima volta, tutte le parti interessate concordarono di limitare le emissioni, con le maggiori economie mondiale unite nel realizzare un obiettivo condiviso. Ciò su cui non venne presa alcuna decisione, ed è ancora oggetto di negoziati, è semplicemente come le parti dovrebbero rendere effettive le limitazioni delle emissioni concordate nel 2009.
Quali sono dunque le decisioni che si dovranno prendere al COP 21?
Sul cambiamento climatico la scienza è chiara. Ogni anno registriamo nuovi record di alte temperature in tutto il mondo e sempre più studi ci avvertono sui problemi di salute pubblica e le conseguenze economiche che il cambiamento del clima comporta. Molti paesi che fanno parte del COP hanno già presentato i loro Contributi programmati e definiti a livello nazionale (INDC/Intended Nationally Determined Contributions, ecco che continuano gli acronimi!), mettendo in evidenza le rispettive riduzioni di emissioni. Per la conferenza di Parigi, tutti i paesi dovranno chiarire di quanto essi taglieranno le emissioni, mentre i negoziati saranno imperniati sulla creazione di ciò che tutti noi speriamo possa essere un programma chiaro per il raggiungimento di tali obiettivi, compreso un meccanismo che sostenga finanziariamente i paesi in via di sviluppo che lottano per raggiungere questi obiettivi adattandosi all'instabilità delle condizioni atmosferiche dovute al cambiamento del clima.
Cosa possiamo fare noi per influenzare il COP?
Indipendentemente da tutto, noi tutti dovremmo fare pressione sui leader mondiali perché si impegnino a passare al 100% all'energia rinnovabile entro il 2050, e anche voi potete partecipare semplicemente firmando la petizione Avaaz riportata sotto.
Come azienda di gelati, adoriamo i prodotti lattiero-caseari, ma sappiamo che non sono perfetti. Ecco alcune delle cose che stiamo facendo nei nostri allevamenti per ridurre le emissioni di gas serra e combattere il cambiamento climatico.
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